Domenica in tarda mattinata sono stata alle Fonderie Milanesi.
Il locale è in Via Giovenale al numero 7 e si raggiunge percorrendo un lungo cortile di ghiaia sul quale si affacciano garage, officine e qualche casa in via di restauro. In fondo, l’ingresso con l’insegna nera a caratteri bianchi.
All’interno si è subito affascinati dalla struttura post industriale: è a metà strada tra un ex fabbrica e una cascina con lo stile degli arredi rigorosamente vintage.
È proprio vero che la bellezza di un luogo è direttamente proporzionale alla sua semplicità e all’atmosfera intima che creano le persone che lo animano.
E lì si respira assolutamente questa magia!
La gente, vestita comoda, può muoversi libera e spontanea, mangiare prodotti freschi e genuini, chiacchierare, ridere e scherzare, godersi il sole in cortile scambiando battute con chi è seduto a un altro tavolo. Un misto di familiarità e conseguente condivisione di qualità.
Nelle varie sale, sono presenti oggetti d’epoca, cimeli storici di un passato che sembra voglia ancora dirci qualcosa.
Mentre mi godevo l’ottimo brunch ho alzato lo sguardo verso l’antica bicicletta appesa al soffitto, vicino all’ingresso. A mio avviso l’arredo più ricorrente e simbolico del locale.
Osservandola con il naso all’insù, ho iniziato a viaggiare con i pensieri e mi sono venute in mente le frasi di un saggio.
L’autore Marc Augè. Antropologo francese.
Augè ci parla della bellezza e dell’aura che possiede questo semplice mezzo di trasporto:
la bici permette di recuperare il tempo, vivendo con lentezza e a misura d’uomo, di riappropriarci e godere liberamente di spazi altrimenti preclusi dalla frenesia del traffico, di riscoprire il principio di realtà e la propria individualità, di socializzare e di annullare le differenze, di recuperare la poesia della memoria e la dimensione mitica del passato.
Lo spirito del libro di Augè riecheggia in ogni angolo di Fonderie Milanesi!
Riporto alcune citazioni qui sotto, dedicandole alla giornata piacevole trascorsa in un locale che merita di essere raggiunto e vissuto nella “lentezza”, per goderne ogni particolare.
Stay tuned! 🙂
Da “Il bello della bicicletta” di Marc Augè
“Sarebbe bello se la bicicletta potesse diventare lo strumento silenzioso ed efficace di una riconquista delle relazioni e dello scambio di parole e sorrisi!”
“Andare in bicicletta vuol dire imparare a gestire il tempo: il tempo breve della giornata o della tappa e il tempo lungo degli anni che si accumulano.”
“Il vero ciclista esiste pienamente solo quando gli è restituita la metà persa del suo essere iniziale, è un tutt’uno con lei. Il legame che unisce il ciclista alla sua bicicletta è, letteralmente, legame d’amore e di riconoscenza, che il tempo non consuma, ma rinforza, se poi la vita li separa, in forma di ricordo o nostalgia.”
“È impossibile parlare del bello della bicicletta senza parlare di sé. La bicicletta fa parte della storia di ognuno di noi.”